NEMICO, AMICO, AMANTE. Alice Munro at last.

Not exactly my cup of tea. 
E lo dico anche con un certo rammarico perché avrei sinceramente voluto apprezzare questa raccolta di racconti più di quanto abbia fatto, ma già mentre leggevo questo volume una serpeggiante delusione rimaneva sempre,o quasi, sottotraccia e costante e alla fine di questa lettura che ho dovuto, non voluto, centellinare nell’arco di cinque mesi è ancora la sensazione principale. Aspettavo di leggere la Munro da almeno tre anni, quindi come talvolta succede, le mie aspettative a riguardo erano altissime e per questo la caduta è stata più rovinosa, avessi letto questo libro senza preconcetti e attese probabilmente l’avrei goduto di più, invece a ogni pagina ero sempre lì in attesa di un balzo, di una svolta che me lo facesse adorare,  ma niente. 
Non sto dicendo che la Munro non è brava, anzi tutt’altro, vista la quasi totale assenza di intreccio se i racconti fossero stati scritti da una scrittrice qualunque non li avrei nemmeno finiti. Le riconosco un’indubbia eleganza nello stile e la capacità tutt’altro che scontata di rendere avvenimenti altrimenti trascurabili, essenziali alla storia senza calcare troppo la mano, ma come ho già detto la mancanza di eventi si fa sentire e seppure la Munro è a mio avviso una grande creatrice di atmosfera tutto ciò non basta, almeno per me. Il risultato è stato il riscontro di una certa mancanza di coinvolgimento e di un mio velato disinteresse nei confronti di certi personaggi che mi sono solo scivolati addosso. 
Il migliore fra tutti è "Ortiche", del quale ho adorato il ritorno all’infanzia, il ricordo dei giochi e della semplicità delle emozioni in contrasto con la complessità dei sentimenti e delle aspettative degli adulti. Anche "Nemico, amico, amante" mi ha colpito abbastanza favorevolmente soprattutto in virtù dell’inaspettato e sorprendente epilogo e ho apprezzato pure "Conforto", più che altro per gli spunti di riflessione a cui può dar luogo. All’inizio della sua lettura avrei annoverato anche "The bear came over the mountain"  ma poi si è dilungato troppo rimanendo sempre un po’ troppo sulla superficie. 
Ecco un'altra considerazione che mi sento di fare è che gli spunti erano tutti interessanti ma poi nello sviluppo, secondo me, sono rimasti incompleti e approssimati. Sarà una mia pecca il non essere riuscita a cogliere la bellezza di questi racconti ma così è. Mi aspettavo qualcosa di diverso.



Solo due parole riguardo alla copertina che ho trovato particolarmente bella, tanto da ricordarmela a distanza di anni dalla prima volta che la vidi. Ammetto che ciò che mi attrasse di più quando presi in mano questo volume fu proprio la foto in copertina. 
Mia Kirshner fotografata da Robert Zuckermann

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